Nausicaa, Kakaki e un po’ di sabbia: 5000 km d’Africa (2/3)
Rivedremo Windhoek fra un mese: più sporchi, bravi e felici. Pianificare un viaggio in Namibia richiede una buona dose di lettura, se non altro per capire come strutturare l’itinerario e farsi un’idea di quanto frequenti e lunghi debbano essere gli spostamenti. Ovviamente non ci sono soluzioni universali. Siamo partiti con due possibili percorsi in saccoccia (uno modesto e uno esuberante) e li abbiamo miscelati con sano spirito di adattamento.
La filosofia è stata quella di stabilire il percorso e 3/4 delle tappe, con un certo gioco sul numero di giorni da assegnare ai vari luoghi. Avremmo trovato inconcepibile arrivare in un posto, innamorarcene, ed esser costretti a lasciarlo solo per rispettare una scaletta di tempi.
Avevamo i nostri essenziali: volevamo toccare l’estremo nord e l’estremo sud, riempirci le nari con l’olezzo di foca a Cape Cross, spuntare nomi scientifici da una lunga lista di animali, dedicarci al barbecue e, generalmente, evitare gli over-landers. I 5000 km di strada percorsa, grosso modo in senso orario, hanno seguito questo itinerario:
Le tappe Windhoek Brukkaros crater Fish River Canyon Rosh Pinah Lüderlitz Helmeringhausen Sesriem Solitaire Swakopmund Mile 108 Khowarib Opuwo Epupa Falls Swartbooisdrif Ondangwa Tsumeb Sachsenheim Halali (Etosha NP) Okaukuejo (Etosha NP) Khorixas Windhoek
All’interno del percorso ci sono alcuni luoghi emblematici: simboli topo-emozionali del nostro viaggio. Ecco un rapido breviario:
# 1 TOSCANINI – Toscanini, simbolo di abbandono e desolazione, è un meraviglioso nulla (che i cartografi, saggiamente, continuano a segnalare in modo spropositato). Questo piccolo cantiere abbandonato, opera posticcia nel deserto costiero dello Skeleton, sopravvive come memoria storica di imprese impossibili. Il bus che trovate nello spiazzo antistante l’oceano vi porterà indietro nel tempo. Regolatevi.
# 2 TSUMEB – Le vecchie miniere nei dintorni di Tsumeb. Girovagare tra le case abbandonate. Godere dell’isolamento e vegliare accanto al fuoco bevendo nescafè annacquato. Lo scaldabagno a legna. Corsetta mattutina. Babbuini e Guinea fowls.
# 3 KUNENE RIVER – Più precisamente la sezione del Kunene presso Swartbooisdrif. Le Epupa Falls ci sono piaciute, ma è a Swartbooisdrif che siamo caduti prede della placida bellezza di questo fiume. A una ventina di metri, l’Angola. Risalire il fiume con la canoa (Kakaki pagaiando, Nausicaa osservando). Cercopitechi verdi a iosa.
# 4 TWYFELFONTEIN – Una splendida occasione per trovare foche, giraffe, bufali e coccodrilli in un solo luogo, anche se sotto forma di petroglifi. Dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 2007, Twyfelfontein è un viaggio in un passato ancestrale. Da visitare di prima mattina.
# 5 WINSTON BEACH (SKELETON COAST) – Alla ricerca della Winston, una nave di 180 tonnellate arenatasi nell’ottobre 1970 a causa della nebbia. Deviamo dalla C34 e ci mettiamo sulla pista di sabbia. Dopo qualche centinaio di metri proseguiamo a piedi. Acqua, e ancora acqua. Arrivati alla spiaggia la sensazione è annichilente. Oceano, sabbia e cielo: punto. Winston non pervenuta.
# 6 SOSSUSVLEI – Scalare le dune e scendere correndo. Un paesaggio daliniano: gli alberi nello specchio d’acqua asciutto e il contrasto tra il bianco del sale e il giallo-rosso delle dune.
# 7 HELMERINGHAUSEN – Patria dell’epica Kaktusfeigen Marmelade! Un benzinaio, uno store e una piccola lodge con area campeggio. Sulla collina tre sedie per guardare il tramonto: senza dubbio un tocco di classe. Nausicaa si apposta e cerca di fotografare un gruppo di iraci del Capo (scena molto divertente). La sofferenza comincia verso le 8 di sera, quando il freddo ci trova impreparati. Avviciniamo le mani alle braci tentando di scaldarci, inutilmente. Alle 3 di notte ci svegliamo: ci siamo infilati guanti e berretti, ma non basta. Siamo nella quarta stagione. Decidiamo di comprare una coperta (benedetti siano quei 15 euro spesi a Swakop).
# 8 BRUKKAROS CRATER – Si tratta di spezzare il tragitto tra Windhoek e il Fish River Canyon. Ci sono altri candidati (il Kalahari, che ci riserviamo di vistare in futuro), ma Brukkaros esercita l’attrattiva maggiore. È il luogo che segna l’inizio del viaggio: il primo fuoco, il primo risveglio nella natura, il primo trek. Carne di montone, caffè solubile e raggi ultravioletti.
# 9 ORANGE RIVER – Se pensate che i fiumi in Africa non possano essere azzurri, beh, ricredetevi. Uscendo dal Fish River Canyon e lasciato Ai-Ais alle spalle (sosta termale obbligata), viaggiamo verso sud. Le acque dell’Orange spezzano l’austerità rocciosa del paesaggio: ce le troviamo davanti improvvisamente, sbucando dalla C13 al bivio Rosh Pinah/Noordoewer sulla C37. Qua la Namibia, oltre il fiume il Sudafrica. Uno dei nostri scorci preferiti.
# 10 B2, DIREZIONE LUDERLITZ – Con tutto il tempo speso sulle strade deserte della Namibia, e tra tutte le soste che abbiamo effettuato spinti dalla fame, dalla stanchezza o dalla voglia di ammirare il panorama, il nostro incontro con la B2 tra Aus e Lüderlitz è di certo il più significativo. Quella gabbia ritratta nella foto serve a proteggere i beni dei malcapitati passanti (e i passanti medesimi!) dalle violente raffiche vento. Dopo un risveglio piovoso a Namuskluft (15 km da Rosh Pinah), nulla di meglio per asciugare tenda e sacchi a pelo.

Kakakin Kura

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